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giovedì 21 giugno 2012

La storia: VV.F. attraverso i secoli

La storia dei Vigili del Fuoco è una storia antica perché antico è l'uomo, antico è il fuoco, antiche sono le calamità naturali; ed è evidente che il bisogno di difesa contro la minaccia degli elementi avversi è nato con l'uomo ed è stata questa difesa una delle prime manifestazioni della società umana sin dalle origini della sua primordiale organizzazione. Fu Augusto con due riforme, una del 26 e l'altra del 6 avanti Cristo che diede a Roma una vera e propria difesa contro il fuoco, con criteri organizzativi e funzionali di notevole interesse tecnico. Con queste due riforme Roma ebbe, infatti, un Corpo speciale di guardie notturne sotto il comando di un 'Prefectus Vigilum'. Tale Corpo, denominato Militia Vigilum Regime, era organizzato in sette Coorti di 'Vigiles' e 49 Centurie (sette per ogni coorte) per un totale di circa 7.000 uomini; ogni coorte assicurava il servizio nel territorio di due regioni (Augusto aveva diviso Roma in 14 regioni) collocando una caserma (statio) in una di esse, ed un distaccamento (excubitorium) nell'altra. In Trastevere, nei pressi del ponte Garibaldi, esiste ancora oggi un'antichissima costruzione della fine del II secolo d.C., distinta da un'iscrizione corrosa dai secoli. L'iscrizione indica che quell'edificio, nell'epoca romana dell'Impero, era adibito ad excubitorium della VII coorte dei 'Vigiles', preposta al controllo della XIV regione Transtiberim. Nel corso di quella revisione storica che in varie epoche è stata rivolta alla riabilitazione di Nerone, si è andata affermando la tesi, secondo la quale l'Imperatore incendiario avrebbe provocato il grande rogo per ragioni di bonifica, che potrebbe chiamarsi urbanistica. A favore di Nerone stanno comunque le disposizioni da lui stesso emanate dopo il famoso incendio del 64: divieto di costruire case più alte di 17 metri con pareti comuni; efficienza delle bocche d'acqua; costruzione di pubblici depositi di mezzi di estinzione. Ci troviamo così di fronte ad una vera e propria regolamentazione di prevenzione antincendio, antica di duemila anni ma tuttavia ancora attuale nella sua sostanziale efficacia. Sorvolando sui cenni storici riferentesi ai secoli successivi deve però citarsi fugacemente l'origine del famoso Corpo dei Sapeurs-Pompiers di Parigi, perché esso ha costituito l'organizzazione tipica alla quale, nei secoli XIX e XX, tutti i paesi; civili si sono ispirati come ad un modello. Fu nel 1699 che l'industriale Dumourrier-Duperrier propose ed ottenne di costituire, egli stesso, un servizio completo ed autonomo antincendio, valendosi dei suoi operai. Da questa organizzazione, ideata e realizzata da un industriale, nacque poi, oltre un secolo dopo, e precisamente il 18 settembre 1811, il Corpo dei Sapeurs-Pompiers che della struttura organizzativa del Dumourrier-Duperrier conservò le caratteristiche fondamentali. Il Reggimento dei Sapeurs-Pompiers di Parigi è ancora oggi in Francia il fulcro tecnico ed organizzativo intorno al quale si svolge e dal quale prende vita tutta la difesa antincendio di quel Paese. L'unità d'Italia trovò, in materia di servizio antincendio, una situazione quanto mai varia e certo non brillante: ai pochi Corpi pompieristici locali a carattere volontario e limitati alle circoscrizioni comunali, facevano riscontro vaste zone, addirittura intere regioni, completamente prive di qualsiasi difesa organizzata contro il fuoco. I pompieri comunali, là dove esistevano, erano ancora organizzati con concezioni ed ordinamenti quasi medioevali e tutto il complesso antincendio italiano appariva anacronistico, insufficiente, mal distribuito, alla mercè dei mezzi e delle tradizioni locali. Pochi, pochissimi Corpi, e solo quelli delle grandi città, ma neppure di tutte le grandi città potevano rispondere alle esigenze di un’efficace difesa antincendio. Occorre arrivare al 1935 prima che questo problema così importante, sia riconosciuto in Italia a carattere nazionale. La storia: 1935 - L'istituzione Con decreto legge 10 ottobre 1935, n. 2472, era istituito, alle dirette dipendenze del Ministero dell'Interno, il Corpo Pompieri distinto in Corpi provinciali con sedi nei Comuni capoluoghi di provincia, nonché un Ispettorato Centrale con funzioni eminentemente tecniche di indirizzo e di coordinamento; con la legge 1021 del giugno 1938 verrà abolita la denominazione pompiere in favore di quella “Vigile del Fuoco”. I Corpi provinciali, come tali, erano organismi dipendenti dall'Ente provincia dal quale venivano amministrati. Lo stesso decreto legge istituiva, presso il Ministero dell'Interno, la Cassa Sovvenzioni Antincendi, col fine di sovvenzionare i Corpi provinciali, organizzare particolari istituzioni di carattere generale e rimborsare allo Stato le spese per il trattamento, a qualsiasi titolo, del personale dell'Ispettorato centrale e del ruolo degli Ufficiali del Corpo Pompieri. Il successivo decreto ministeriale 18 febbraio 1936 riconosceva alla suddetta Cassa la personalità giuridica, stabiliva la composizione del Consiglio di Amministrazione e attribuiva al Ministero dell'Interno la vigilanza sulla Cassa stessa. In caso di necessità affiancava il personale permanente il personale volontario reclutato in sede locale ed iscritto negli appositi quadri di ciascun Corpo. Detto personale era chiamato a prestare servizio per un tempo determinato che poteva divenire continuativo secondo le esigenze, pur mantenendo il carattere della temporaneità. Nei casi di calamità grave il personale permanente dei Corpi e quello volontario con almeno sei mesi di servizio effettivamente prestato, veniva militarizzato, (Nel periodo bellico infatti l'organizzazione fu dotata di armamento anche se di tipo leggero). A tal proposito una storia ai più sconosciuta, riguarda l’istituzione, il 26 agosto 1942, del Battaglione Speciale Vigili del Fuoco, meglio conosciuto con il soprannome di Battaglione Santa Barbara, che avrebbe dovuto partecipare ad una, mai avvenuta, invasione dell’isola di Malta. La storia: 1939 - L'istituzione Con il Regio Decreto n. 333 del 27 febbraio 1939, il Corpo pompieri assumeva la denominazione di “Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco”. Suo creatore fu il Prefetto Alberto Giombini (Jesi 1898-1983), fu lui che con l’apporto di comandanti ed ufficiali, mise in piedi un’organizzazione al passo coi tempi e di grande efficienza; la nuova Direzione Generale dei Servizi Antincendi assunse il coordinamento dei Corpi Provinciali, numerati in ordine alfabetico (una curiosità, Agrigento dovette cedere il n° 1 a Roma in cambio del 73). Si istituivano una Scuola Centrale di applicazione per gli allievi Ufficiali ed una Scuola Centrale di istruzione per gli allievi vigili; si modificava, infine, la composizione del Consiglio di amministrazione della Cassa Sovvenzioni Antincendi.< Seguiva poi la legge 27 dicembre 1941, n. 1570, che abrogando tutte le precedenti leggi, disciplinava, ex novo, sia la materia giuridica, che quella tecnico-amministrativa dell'organizzazione dei servizi antincendi e dei soccorsi tecnici in genere. L'articolo 1 di detta legge, ribadendo che il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco era posto alla diretta dipendenza del Ministero dell'Interno, ne specificava i compiti, e dettava norme circa gli oneri facenti carico alle Amministrazioni Provinciali, tenute a fornire i locali per le caserme, gli alloggi di servizio per gli Ufficiali, ed il personale per i servizi amministrativi e contabili dei Corpi provinciali. In questa legge, tuttora vigente, assume particolare rilievo la parte che riguarda il personale, per la diversità di condizione giuridica stabilita fra gli Ufficiali in servizio permanente (Ingegneri con la qualifica di Ufficiale delle Forze Armate dello Stato e con almeno un anno di esercizio della professione), riconosciuti a tutti gli effetti personale dello Stato, ed i Sottufficiali, Vigili scelti e Vigili, i quali, per il fatto di appartenere ai Corpi provinciali aventi propria personalità giuridica, erano equiparati al personale degli Enti locali. L'assunzione del personale permanente avveniva, come tuttora avviene, su base nazionale, in seguito a concorso indetto dal Ministero dell'Interno, che disponeva altresì in materia di trasferimenti. Di contro, le promozioni, le sanzioni disciplinari, i provvedimenti di aspettativa rientravano tra le attribuzioni dei Corpi. In breve, pur esistendo un Corpo Nazionale erano invece i Corpi provinciali che avevano, in conformità della tabella annessa al R.D. 16 marzo 1942 n. 699, un organico sia del personale permanente che di quello volontario. Con questo Decreto venivano reclutati nella carriera Ufficiali con analoghe mansioni, Ingegneri, Geometri e Periti Industriali, sempre che in possesso del requisito di Ufficiale delle Forze Armate. FONTE:

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